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Trovato Il Relitto Dell'aldebaran


LColombo

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per chi non mastica greco, inglese e tedesco, le fotografie del relitto sono qua:

 

http://www.grafasdiving.gr/nauagia2.php?lang=gr&id=53

 

a mio avviso, le prime 2 foto sono un po' in contraddizione (la seconda indica chiaramente l' esplosione della caldaia prodiera, e con tutta sincerità, e, pur facendo le dovute proporzioni colla più nota deflagrazione interna nella stessa aerea in una Nave Italiana, sorprende lo stato pressochè intatto del telemetro da 3 metri nella prima fotografia)

 

La seconda foto, inoltre, se l' identificazione è corretta, impone di fare qualche domanda al Pireo... è evidente che qualcuno ha rimosso l' armamento, operazione rischiosa (TLS carichi) ed effettuata con cura, certo non opera di recuperatori non autorizzati.

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

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Potresti per favore indicare succintamente gli elementi principali del post citato, ad uso di quelli che non masticano l'inglese?

 

Stasera appena trovo il tempo.

 

Gli stessi subacquei hanno trovato anche il relitto di una nave che ritengono essere la Curtatone (oltre a numerosi relitti di navi mercantili di tutte le epoche).

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A seguito di imprevisto, posso tradurre anche prima. Nel febbraio di quest'anno, i subacquei greci del sito linkato dal Dottore si sono immersi su un relitto che giace a 107 metri di profondità al largo dell'isoletta di Agios Georgios, nel Golfo Saronico, che affermano essere inequivocabilmente una torpediniera classe Spica, tipo Perseo. In base a raffronti fotografici ed alla posizione, la nave dovrebbe essere l'Aldebaran, affondata su mine il 20 ottobre 1941, con la perdita di 10 dei 150 uomini dell'equipaggio.

 

Sulla perdita dell'Aldebaran, basandomi su "La difesa del traffico con l'Albania, la Grecia e l'Egeo" e "La guerra di mine":

 

Alle 23 del 19 ottobre 1941 l'Aldebaran, al comando del capitano di corvetta Antonio Giungi (imbarcato al momento per sostituire il comandante titolare della nave, che era assente), lasciò il Pireo per prestare soccorso alla torpediniera Altair, che alcune ore prima, alle 19.28, mentre con altre unità stava scortando un convoglio dal Pireo a Candia, aveva urtato una mina a tre miglia per 320° dall’isola di San Giorgio (ad ovest dell’isola), perdendo la prua. Quest'isola di San Giorgio è evidentemente il nome italiano di Agios Georgios. In quel momento, tuttavia, non si sapeva se la nave avesse urtato una mina o fosse stata silurata da un sommergibile: mai, prima di allora, le mine alleate erano state impiegate nell’Egeo, mentre, specialmente in tempi recenti, i convogli in uscita dal golfo di Atene erano sovente attaccati da sommergibili (peraltro i convogli seguivano ogni volta rotte diverse, e quella percorsa dal convoglio in oggetto non era tra le più frequentate, così che non vi era motivo di pensare che il nemico avrebbe minato per prima proprio tale rotta); si pensò pertanto che l’Altair fosse stata silurata (questa impressione sembrò essere confermata dal fatto che il resto del convoglio passò indenne, che il giorno precedente un convoglio nella stessa zona era stato attaccato con siluri e che le torpediniere sarebbero comunque dovute passare senza danno sui normali campi minati, posti ad una profondità di quattro metri). Compito dell’Aldebaran sarebbe stato trarre in salvo i naufraghi e, se fosse stato possibile rimorchiare l’Altair in salvo (alle 21 la nave danneggiata era stata presa a rimorchio dalla gemella Lupo, che dopo l’urto contro la mina era rimasta ad assisterla e ne aveva preso a bordo l’equipaggio), scortare l’Altair e la Lupo. All’una di notte del 20 ottobre l’Aldebaran raggiunse l’Altair e la Lupo, che stava rimorchiando di poppa la torpediniera danneggiata; dopo aver compiuto alcuni giri gettando bombe di profondità, la nave aveva assunto la scorta del piccolo “convoglio” costituito da Lupo ed Altair a rimorchio della prima, ma le condizioni del mare erano andate peggiorando, ed alle 2.47 l’Altair, che aveva continuato ad imbarcare acqua in quantità sempre maggiore, era affondata. A questo punto l’Aldebaran e la Lupo si avviarono sulla rotta di rientro al Pireo, ma frattanto il Comando Gruppo Navale dell’Egeo Settentrionale (Marisudest, di Atene), essendo stato informato che quando l’Altair aveva urtato la mina e perso la prua diversi uomini si erano gettati in mare dalla prua stessa, ed in considerazione della ridotta velocità dei mezzi inviati sul luogo a controllare (rimorchiatori, cacciasommergibili e motovelieri), ordinò all’Aldebaran di tornare indietro a controllare. Intorno alle otto del mattino del 20 la nave arrivò ad un paio di miglia ad ovest dell’isolotto di Gaidaro, procedendo a zig zag alla velocità di 20 nodi (il comandante Giungi riteneva infatti che la perdita dell’Altair, ed il pericolo ancora presente, fossero dovuti ad un sommergibile in agguato in quelle acque), ma alle 8.05 urtò a sua volta una mina che scoppiò sotto la plancia, aprendo una falla nello scafo. Dapprima l’Aldebaran resse bene il danno, ma poi iniziò lentamente ad affondare. La torpediniera non era più in grado di comunicare via radio, ma fortunatamente un cacciasommergibili che si trovava nella zona comunicò via radiotelefono l’accaduto a Marisudest; alle 9, tuttavia, prima che qualsiasi mezzo di soccorso potesse sopraggiungere e tentare di salvare la nave, l’Aldebaran colò a picco (per una fonte, in posizione 37°22’ N e 23°52’ E, ma tale posizione è probabilmente errata perché dovrebbe in realtà essere il punto di affondamento dell’Altair, a qualche miglio di distanza). La nave galleggiò semisommersa e con la chiglia spezzata per qualche tempo prima di affondare capovolgendosi. 143 dei 150 uomini dell’equipaggio poterono essere tratti in salvo, mentre sette risultarono dispersi; dei 143 salvati, tre morirono a causa delle ferite, portando il totale delle vittime a dieci. Secondo quanto riferito nei rapporti, tutto l’equipaggio si comportò correttamente e conformemente alle tradizioni della Marina, specialmente i feriti.

 

L’Aldebaran era affondata ad otto miglia di distanza dal punto in cui l’Altair aveva urtato una mina, e dunque, mentre per l’Altair si poté ipotizzare che avesse urtato uno degli ordigni dello sbarramento posato dal sommergibile britannico Rorqual l’8 ottobre 1941 (identificato come n. 14 e costituito da 50 mine posate tre miglia a nordovest dell’isola di San Giorgio, nel golfo di Atene), essendo la sua posizione al momento del sinistro coincidente con quella del campo minato, per l’Aldebaran, non risultando che il Rorqual avesse posato parte delle proprie mine anche ad ovest di Gaidaro, si ritenne che avesse urtato una mina appartenente ad uno sbarramento non inglese ma greco di più vecchia data, ancorata oppure alla deriva (che, con il vento forte ed il mare da maestro che vi erano al momento dell’affondamento, sarebbe stata difficile da individuare).

La duplice perdita dell’Aldebaran e dell’Altair rivelò la presenza di campi minati all’uscita del golfo di Atene, ed in seguito al fatto venne ordinato che tutte le unità navigassero solo sulle rotte di sicurezza, venne disposto il dragaggio almeno di parte delle rotte e la posa di campi minati difensivi antisommergibile.

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