Totiano* Inviato 19 Agosto, 2008 Segnala Share Inviato 19 Agosto, 2008 itolo: Le avventure di un marinaio di BetasomAutore: Mario FrandiCasa editrice: ERGA genovaAnno di edizione: 1992Pagine: 252Dimensioni (cm): 16 x 22Prezzo originale: 14,96 euro o 21,17 a seconda della rilegaturaReperibilità: media credo che questa recensione del IL GAZZETTINO SAMPIERDARENESE a cura di Tullio Macciò sia già perfetta da sola, per un libro di memorie di guerra di un sommergibilista atlantico, imbarcato sul Smg. Otaria. Per uno scrittore, e tale è Mario Frandi, inventarsi una storia o costruire un canovaccio infarcito di vicende inventate e dai risonanti aggettivi, è impossibile. Per Frangi è tutto l’opposto: egli non si è inventato nulla, ha semplicemente raccontato fatti realmente accaduti dei quali è stato protagonista.Gli aggettivi dei quali ridonda un tantino l’avvincente narrazione sono figli dell’entusiasmo e della partecipazione e gli vanno ascritti a tutto suo merito. Osiamo esprimere un piccolo rincrescimento, quello relativo alla tardività dell’edizione, la quale sarebbe soprattutto diretta a quella fascia di età delle classi di leva che vanno dal 1908 al 1924. Opiniamo perciò che se “Le avventure di un marinaio di Betasom” fosse apparso nelle librerie negli anni Sessanta, ancora ad anni ‘caldi’ e ad avvenimenti recenti, il suo successo sarebbe stato notevolissimo.Abbiamo letto il libro del dottor Frandi con l’interesse e l’attenzio ne di chi ha partecipato al conflitto, di chi come lui ha vissuto gli orrori dei lager nazisti e siamo giunti, qualche volta, al livello delle lacrime. Si tratta di una vera Odissea, dal Frandi modesto e valoroso sommergibilista alla drammatica caccia ai convogli nemici nell’Atlantico settentrionale, dal lancio e all’affondamento, dalla caccia nemica alle bombe di profondità e ai gravi pericoli. Poi la cattura a terra da parte dei tedeschi dopo l’armistizio, con la prigionia nei pressi di Colonia, la rocambolesca e ingegnosa fuga prima a Parigi e poi a Bordeaux.La fuga in Spagna attraverso i Pirenei, il romanzesco soggiorno in Spagna ed infine ad Algeri fino al commovente rientro a Taranto a bordo di un incrociatore della Marina italiana. Non tengano conto i lettori delle pallide riserve da noi avanzate. “Le avventure di un marinaio di Betasom” ha avuto un caldo successo, soprattutto all’estero. È di pochi giorni fa l'assegnazione a Campione d’Italia, madrina Marta Marzotto, di un prestigioso riconoscimento a Mario Frandi. Un riconoscimento meritato. Citare Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Totiano* Inviato 29 Marzo, 2010 Autore Segnala Share Inviato 29 Marzo, 2010 sto rileggendo, in questi giorni, il libro del dott. Frandi. Forse con un po meno entusiasmo e più spirito critico...il linguaggio, una cosa a suo tempo sottovalutata, è forbito e talvolta tende ad essere un po' lontano da quello di un giovane d'oggi.Sicuramente è attentissimo nel raccontare la sua storia di Radiotelegrafista e del suo servizio presso la stazione RT di Betasom dalla sua nascita fino al settembre del '43, quando decise di non aderire agli ordini del comandante Grossi di seguire i tedeschi nella guerra.Il suo temporaneo imbarco sull'Otaria, invece, lascia trasparire tutto l'entusiasmo e l'orgoglio di essere sommergibilisti in quel momento storico.Nel trasmettere la sua storia, comunque, rimane un ottimo punto di riferimento per conoscere la vita a Betasom... Citare Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
GM Andrea* Inviato 2 Dicembre, 2013 Segnala Share Inviato 2 Dicembre, 2013 Mi sono procurato una copia del volume in oggetto e non posso che concordare con le opinioni precedenti. Le "avventure" sono realmente tali, al limite del romanzesco (Frandi fuggì dalla prigionia viaggiando dalla Germania sino Bordeaux sotto a diverse carrozze ferroviarie). Peccato, come già rilevato, per lo stile aulico, pecca comune a tanti ricordi pubblicati in proprio o quasi e che trova comprensibile giustificazione nella volontà di raccontare tutto e nell'emozione che tali ricordi può procurare ancora dopo tanti anni: iperaggettivazione, ricorrenti toni enfatici, digressioni su particolari secondari. La lettura, specie nell'ultima parte, non è proprio agevole. Rimane comunque un documento significativo su vicende che per fortuna non resteranno dimenticate. Citare Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Messaggi raccomandati
Join the conversation
You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.