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La Fine Del "jalea" E Del Suo Equipaggio.un Unico Superstite !


Red

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Così racconta Cesco Tomaselli nel suo libro " Le Avventure Eroiche-1915-1936 " la fine
del Smg "JALEA", del suo equipaggio e come si salvò l'unico superstite, il torpediniere
silurista Arturo Vietri :

Un sommergibile nazionale s'è immerso all'altezza di Grado or son vent'anni,il 17 agosto 1915,
giusto sul far del giorno.Non è più risalito a galla.
Ecco i drammi che a tanta distanza afferrano ancora alla gola.Il sommergibile sarà sempre, per
noi,gente di superficie,un natante diabolico,uno strumento che parla più all'immaginazione che ai
sensi,una cosa da star a paro con gli squali e coi giganti degli abissi marini.
Intorno a un uomo che frequenta l'interno di questi mostri ci dovrebbe essere tanta riverenza
come intorno agli eroi dei poemi nazionali: ma nella vita di ogni giorno chi li conosce ?
Sono esseri vestiti alla marinaia come tanti altri: esseri però che,quando fanno parlar di se,o è
per corazzate che ribaltano con la chiglia in su,o per convogli di navi che in cinque minuti cancel-
lano dall'orizzonte,o per casi come questo che ci accingiamo a raccontare.

Il meriggio di quel giorno che è stato visto immergersi dal semaforo di Grado,il JALEA naviga a
quota di periscopio,dopo aver posato sul fondo dal mezzogiorno alla una per la colazione degli
uomini.Il sommergibile,con a bordo il comandante Giovannini e ventitrè persone fra stato mag-
giore ed equipaggio,è uscito da Venezia la sera precedente con la consegna di passare a nord
degli sbarramenti in prossimità della costa,proseguire in emersione verso Grado e al far del gior-
no immergersi per dislocarsi nel golfo di Trieste,regolandosi in modo da raggiungere Porto Buso
verso il tramonto,oppure posarsi sul fondo tutta la notte.
Sono le 14,50 del 17 agosto.Il torpediniere silurista Arturo Vietri,di Avellino,che mezz'ora prima
è smontato di guardia al periscopio,si è ritirato nei locali dei tubi di lancio di prora,e di là rammenta
di aver udito il comandante ordinare al marinaio di guardia ai timoni :" Vieni per 152 ".
Subito è iniziata l'accostata per invertire la rotta.In quell'istante è da porsi il disastro.
Ora sappiamo che il JALEA è andato a urtare contro un banco di mine austriache di recente collocato
al largo di Grado: ma a bordo non è avanzato tempo di formulare ipotesi che la catastrofe è pre-
cipitata addosso a quegli uomini come la valanga in montagna.
Nella repentina oscurità che incomincia a puzzar di cloro,qualcuno di prora ha gridato: " Acqua ".
Quasi di rimando risuona l'odine del comandante: " Aria a tutto ! ".
Sono le uniche parole del dramma.La lancetta del manometro si sposta velocissima;sei metri,otto,
undici,tredici,quattordici,e quì si ferma....Tutti hanno avvertito un tonfo,il senso di aver finito di ca-
dere,di aver toccato il fondo della propria tomba.
Buio,acqua che irrompe gorgogliando,odor di cloro,silenzio: qualcuno già non respira più.
Ma sei uomini si dibattono nella luce violacea della torretta.
Si,figliuoli,quella è forse l'unica via di scampo.Ma chi ce la fa a sollevare il portello di bronza,spesso
450 millimetri,con quattordici metri d'acqua sopra ?
Coraggio, ragazzi,spendete l'ultima oncia di fiato,che avete ancora due dita d'aria sopra la testa,due
dita che valgono cento braccia........Forza,ora viene.......Chi l'ha aperto ? Pare sia stato il maresciallo
Armellino,che ci si è messo con tutti i suoi muscoli.Saltato il portello,egli è stato visto partire come un
tappo. ma gli altri gli sono guizzati dietro a distanza di secondi.
A galla si ritrovano: sono sei in cerchio,uno di fronte all'altro,in mezzo a larghe chiazze di nafta,già
quasi irriconoscibili per lo sbilancio di pressione e per i veleni respirati.Chi è quello che sanguina dalla
fronte ? E' il tenente di vascello Cavalieri.Soffre forse più di tutti.Vietri gli si avvicina e lo aiuta a togli-
ersi la scarpe e i pantaloni.Lo stesso fanno il sottocapo Di Biagio,l'elettricista Motolese,il marinaio Gia-
cometti: solo il maresciallo Armellino,che è stato schizzato a galla col berretto in testa,si terrà addosso
ogni cosa.E ora che fare ? Non è difficile arguire quale possa essere il programma di bagnanti in quelle
condizioni: cercar di agguantare la più prossima terra.E si direbbe anche abbastanza vicina: a Punta
Salvore,per esempio,pare di poterci arrivar con quattro bracciate.Ma quegli uomini sono dei marinai
italiani: quantunque lunga sia la via verso la costa friulana,quella essi tenteranno,che ogni altra signi-
fi#a nuotare verso la prigionia.
Il dramma si sviluppa secondo ordini di fatalità: diciotto giacciono in fondo al mare,cinque malediranno
di aver rivisto il sole per essere così orrendamente giocati dalla sorte; uno solo,il più robusto,il più calmo
o il più disperato,vedrà spuntare il nuovo giorno.Così è. In presenza del destino,altro non siamo che
foglie turbinate dal vento: non si sa mai l'attimo in cui la raffica ci poserà,e dove,e se per sempre.
Incominciamo a nuotare. Il mare è leggermente increspato,l'aria calda,pesante.La costa di Grado,perchè
bassa,non si scorge a fior d'acqua.Per un pò rimangono in gruppo,poi uno si ferma,e un secondo,e un
terzo.Fermarsi vuol dire non aver più forza per proseguire,darsi vinto per lo sfinimento o per il crampo.
A mano a mano che affogano,gli altri odono un grido,o un appello,o un'invocazione.
Ora è la volta del maresciallo Armellino. " Vietri,figlio mio,aiutami,non ne posso più......" " Ma faccia
come me, maresciallo, si spogli: ora vengo "
Vietri tralascia di svestire Motolese e va verso l'altro. " Maresciallo,si dia forza....." Ma egli ormai nuota
verso un berretto che galleggia.E quattro.
Il sole declina,l'aria rinfresca,è triste veder sopraggiungere la sera quando si è naufraghi in mezzo al mare.
Motolese sta zitto per quindici o venti metri,poi gli torna l'avvilimento.Che pena non poter soccorrere
l'amico come il cuore vorrebbe........Bisogna su col morale,mostrargli come ci si riposa,che in quelle con-
dizioni il pericolante è fuori di senno,si attacca alle spalle,il che è come dire affogare in due.E sono amici.
" Arturo,dammi la mano.Vado giù. " La voce è ormai di un uomo che supplica,allo stremo delle forze.
" Ebbene,finiremo insieme ", pensa Vietri: e nuota verso il compagno,che una cresta d'onda gli nasconde.
Ma anche dopo non vede più nulla.Come è nemico degli amici il mare......Certo egli è andato sotto quando
ha gridato: "Arturo,dammi la mano ". Forse non voleva nemmeno esser soccorso: gli bastava veder il volto
dell'amico nel momento di abbandonarsi.
Ora Vietri è solo.Cerca di raccapezzarsi.Ecco: con uno sforzo potrebbe raggiungere prima di notte la Mula
di Muggia,a oriente di Grado.Ma dove sono esattamente gli austriaci ? No: nel dubbio è meglio continuare
al largo,puntando verso Grado o la Bassa Friulana.Scende la notte,scura,nuvolosa,con chiarori strani
all'orizzonte.Sono i razzi del Carso,è la solita pirotecnica di tutte le notti,ma è insolito vederla così,dal largo,
a pelo d'acqua.Ora guizzano vampe sanguigne: ha da essere un bombardamento sul San Michele.
Si distinguono i tonfi dei grossi calibri : bo-ouòm,bo-ouòm......Poveri soldati,neanche loro se ne vedranno
il sole domani.......Non si può dire quale sorte sia più precaria: essi sotto le granate dirompenti,la sassa-
iuola delle pallette di piombo,la falciata delle mitragliere,egli evaso da una tomba,sperduto in quel mare
nero,con l'acqua sempre alla gola e il crampo che se gli prende la braccia è come una pallottola alla spina
dorsale.Ogni tanto gli si raffredda la spalla sinistra.Deve allor cambiare posizione,e nuotare immerso da
quella parte.Nuota economicamente,cercando di risparmiare le forze per quando tornerà il giorno.
Non ha ancor vinto il ribrezzo della notte,dell'acqua nera:quando scopre che, agitandola,anche quell'acqua
color inchiostro diventa chiara e fosforescente,vien preso da una contentezza puerile.
D'un tratto ha un sussulto.Ha urtato contro qualcosa di viscido e di tentacolare,per cui ha datoun balzo
indietro.Il primo pensiero è stato di aver " sentito " qualcuno dei suoi poveri compagni.......Cinque minuti
dopo,riavendo lo stesso contatto,riderà della precedente paura: ma non sarà abbastanza avveduto da rea-
lizzare che un banco d'alghe rappresenta,per un naufrago in quelle condizioni,un'illusione d'appoggio che
ha la sua influenza sul morale.Le tre di notte.L'ora dei capolavori e dei delitti,delle sentinelle che s'addor-
mentano e dei colpi di mano.Sulle linee è tornata la quiete.Il cannone tace.Qualche razzo zampilla ancora
sulle quote dove infuriò il bombardamento.Altrove la guerra sonnecchia.
Animo, Vietri,se superi l'alba sei salvo.......Di solito,all'alba,i vecchi muoiono,ma chi vuol conquistarsi il
mondo comincia col sole la sua giornata.Tre anni più tardi,nella semiluce di un'alba Luigi Rizzo affonderà
una coarzzata di linea.
Non nuota quasi più.Le forze lo stanno abbandonando.Gli sopraggiunge quella sonnolenza invincibile ch'è il
preludio dell'estremo abbandono,quasi una forma di soave agonia.Strani pesi gli stirano le braccia e le gambe,
dalle stremità intirizzite guizzano lunghi brividi,ha la sensazione che gli lavino la schiena con un acqua gelata
gelata. " Ora mi lascio........" mormora a se stesso.Rivede a uno a uno i volti dei cari compagni,che da parec-
chie ore hanno finito di penare.Riode le parole del comandante Giovannini,che poteva tentare anche lui di
salvarsi e ha preferito restare dento la nave spezzata,insieme con gli uomini che non avevano scampo.
" Andate......io resto quì......per me è finita " Qualcuno aveva giusto vent'anni.Già,ma anche lui è di quel giro,
è della classe 1894,ha ventun anni.Come si fa a morire a ventun anni,come si fa a dire addio alla vita
proprio nel momento in cui si schiude ?
Quì bisogna inventare qualcosa per rimettere in circolazione il sangue,per riscaldare i muscoli,per vincere
la sonnolenza.Gli viene una pensata: canterà.Non ha mai cantato nella sua vita in quelle condizioni,pochissimi
uomini devono esserci al mondo che possano dire di aver fatto altrettanto.Eppure è vero che fa bene
cantare: tanto vero che il giorno è spuntato ch'egli quasi non se n'è accorto.Improvvisamente ha avvertito
come una carezza calda sulla nuca,e nel medesimo istante gli è brillata dinanzi agli occhi la punta del campanile
di Grado.La salvezza imminente gli ridesta tutte le energie.A trecent metri dalla riva incomincia a chiamare;
poi scorge una boa e si dirige a quella,sospirando di potersi attaccare al gavitello e non arriva che a graffiarlo.
Solo al quarto tentativo lo agguanta.
La felicità di aggrapparsi a un corpo solido gli fa quasi perdere i sensi.Per alcuni minuti rimane avvinghiato a
quel cono galleggiante,le unghie conficcate nel minio,il sangue inerte,gli occhi chiusi.Come in un dormiveglia
ode un megafono che parla dalla riva,poi delle voci vicine che gli fanno alzare la testa;un " topo " vogato da
marinai avanza nella sua direzione. " Chi sei ? ",gli gridano dalla barca, " JALEA ",risponde.
" Il sommergibile affondato ieri ?..... " " Si ".
Qualche minuto dopo una piccola folla di soldati e di marinai fa largo sulla banchina a un uomo completamente
nudo,che respinge la barella e chiede soltanto una sigaretta,perchè vuol mostrare che una nuotata di sedici ore
non manda all'infermeria un marinaio italiano.
" Acqua,datemi acqua ! ". Ha una sete da commettere un omicidio.Al corpo di guardia un marinaio crede di far
bene offrendogli un cognac; egli scaraventa a terra il bicchierino ,che il primo impulso era di tirare in faccia
all'imprudente. " Del cognac a uno che muore di sete......." Non osano più contrariarlo.Lo lasciano ingoiare
una dopo l'altra due bottiglie.Ora è calmo,si stropiccia gli occhi,sorride.Che trmnda avventura.....Non gli par
vero di esser lì a raccontarla.E deve raccontarla ai superiori,deve raccontarla a Sua Maestà il Re," che volle
facesse subito un telegramma a mamma mia,che allora aveva quattro figli sotto le armi ",deve ripeterla a tutti
quelli che gli reglano una sigaretta,un pettine,un biscotto,pur di farlo parlare.
E' felice.Gli hanno promesso la medaglia d'argento.
Il capitano di vascello Bonelli,comandante della flottiglia sommergibili,se lo conduce a Venezia n macchina
scoperta;egli indossa un uniforme senza stellette e tiene dei giornali sul petto.A Mestre,in un ristorante pieno
di ufficiali,tutti commentano il suo aspetto,tutti lo guardano,però nessuno commette l'indiscrezione di daman-
dargli chi sia.Se un capitano di vascello se lo porta dietro in quello stato,ci sarà la sua ragione.
E'trasognato.Gli par sempre di nuotare.Così suppone che debbano camminare i sonnamubuli sugli spigoli dei
tetti.Ed ecco che viene la sera,ed egli ritorna sulla nave-appoggio dei sommergibili,come se tutta quella storia
fosse stata realmente un'allucinazione.
E' già suonato il silenzio.Egli va diretto al suo quadrato,senza pensare a nulla,desideroso soltanto di buttarsi
su un letto.Sopra la solita porta legge : " JALEA ". Si affaccia,e vede una cosa che doveva pure immaginare,
s avesse un pò riflettuto: vede i posti vuoti,le brande fatte a sacco,le plance senza cassette.
Nessuno di quelli che hanno ancora il nome nella targhetta riposerà più su quelle brande.
Questa volta non riesce più a dominarsi;gli viene un pianto convulso che dura qualche minuto.Poi automa-
ticamente,scioglierà la catenella della branda su cui è scritto " Vietri Arturo,matricola 39.120 ",si tirerà la
coperta sulla faccia e proverà a dormire.

FINE

ONORI A LORO

:Italy::Italy::Italy:



Il sommergibile "JALEA" esce da Venezia per l' " agguato " che finì tragicamente.
Nel tondo,il silurista Arturo Vietri.
jalea.jpg

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  • 1 year later...

Gentile Com.te PINELI,(Pindinelli ?!!!)

ho il cuore che palpita e gli occhi umidi !!!

Non so se sarò capace di scrivere con serenità qualche

parola di ringraziamento per l'articolo che gentimente

ci hai inviato e che ho letto d'un fiato con vero interesse

ed emozione !!!

E non può essere diversamente, giacchè ormai forse da più

di vent'anni,mi reco al caro Sacrario di Redipuglia dove insieme

agli altri nostri Caduti riposano i nostri Marinai del "Jalea" e credo

che uno di quei cari sia tuo zio !!!

Proprio lì,in quel 22°Gradone dove riposano, io sosto cercando

di meditare e pregare per i nostri Caduti con il viso rivolto sempre

verso Loro ,ed altre volte insieme al caro nostro Com.te Argo mi sono

recato per rendere i nostri modesti Onori .

Anche il nostro Direttore,in occasione del 1°Raduno Nazionale dei

Sommergibilisti,trovandosi a Monfalcone ha espresso il desiderio

di recarsi al Sacrario per rendere Loro onori,cosa che ha fatto

con vero sentimento di Sommergibilista e d' Italiano !!!

Credo nella Sez. "Le Altre Forze Armate",potrai vedere delle foto

fatte ai cimeli ritrovati sul sommergibile,conservati all'interno di

un armadietto in vetro;vi sono delle fotografie dei componenti

l'Equipaggio ed diversi oggetti.

 

Il titolo originale del racconto da me sopra riportato è questo :

" La nuotataccia " di Arturo Vietri-

Tratto da "Le avventure eroiche" di Cesco Tomaselli-

Ed.A.Mondadori-1937

 

avventureeroiche.jpg

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Grazie ancora Com.te PINELI

spero un giorno poterti incontrare

in qualche nostro Raduno !!!

 

RED

 

P.S: Nel caso tu avessi ancora qualche articolo

o foto che ritieni poterci inviare ne saremmo felici !!!

 

Grazie

Modificato da Red
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Grazie per le parole usate nei miei confronti ma soprattutto per quel sentimento di patriottismo e di dedizione alla Patria nostra che hai voluto esprimere. Io purtroppo non ho potuto seguire la via del mare come aveva fatto mio zio e mio padre e la mia esperienza militare l'ho compiuta in seno al Savoia cavalleria dove già aveva militato mio cugino, il maggiore Raffaele Pindinelli forse meglio noto come Raf Pindi, l'attore di tanti film degli anni '50 la cui biografia ho postato su Wikipedia. Se sono in linea con gli obiettivi di questo forum potrei postare qualche pagina di giornale relativo allo Jalea e al suo recupero con la lettera di Arturo Vietri mandata ai miei cari.

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Com.te Pineli,

grazie per la tua gentile risposta !!!

 

Gli articoli riguardanti il Smg.Jalea sono certamente in linea

con questa discussione e saranno certamente oggetto

d'attenzione da parte di tutti Noi !

Graditissima sarà anche la lettera inviata dal Sil.Arturo Vietri

ai tuoi cari !!!

 

Spero poter ritrovare la foto della vetrinetta con i cimeli dei

sommergibili "Jalea" e "Medusa" così potrò postarla.

 

 

Purtroppo non ho avuta l'occasione di vedere nessuno dei film

interpretrati dal tuo cugino Magg.di Cavalleria ed attore

Raffaele Pindelli (Raf Pindi).

Grazie comunque per avercelo reso noto !!!

 

Nell'attesa dei tuoi invii

ricevi i miei cordiali saluti .

 

RED

Modificato da Red
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  • 3 weeks later...

Grazie di cuore Com.te Pineli

per aver condiviso con con Noi questi importanti

e toccanti documenti !!!

E' sempre bene renderli noti affinchè alcuni episodi

della nostra Storia ed i sacrifici di Coloro che la resero

grande ed eroica non rimangano nel buio dell'ignoranza !!!

Oggi abbiamo bisogno più che mai far conoscere alle nuove

generazioni il valore dei nostri Caduti e di tutti Coloro che

diedero la loro giovinezza per amore della nostra Italia !!!

Anche questo è uno dei principii ai quali si ispira la nostra

Ass.Culturale Betasom ed infatti il suo motto è " Per non dimenticare ".

 

Con l'invio dei tuoi interessanti documenti hai resa più ricca questa

nostra pagina di Storia e te ne siamo veramenti grati !!!

 

Spero tu voglia frequentare ancora questo nostro Forum;

ne saremmo grati ed onorati !!!

Grazie !!!

 

Augurandoti un Buon Natale ed un felice Anno 2013

gradisci i miei cordiali saluti .

 

RED

 

P.S.: Questa estate quando andrò al Sacrario di Redipuglia farò delle foto

e metterò un fiore .

Modificato da Red
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  • 9 months later...

Comandanti,

alla fine dello scorso anno avevo promesso al Com.te Pineli (Pindinelli)

che mi sarei recato al Sacrario Redipuglia per mettere dei fiori ai Caduti

del Smg.Jalea dove riposa fra gli altri il suo congiunto Fuochista A.- Pindinelli Carmine

e fare delle foto .

Ho voluto mantenere la promessa ed in rappresentanza di Noi tutti ho reso gli Onori

a tutti i Caduti di quel Sommergibile.

 

ONORI a Loro

 

RED

 

runj.jpg

 

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pni2.jpg

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2hyxlrs.jpg

Modificato da Red
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