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Il Convoglio Duisburg


Visitatore Kashin

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Visitatore Kashin

Le perdite subite dalla Royal Navy nel Mediterraneo Orientale durante l'evacuazione dalla Grecia e da Creta nell’aprile e maggio del 1941 forzarono l’abbandono di Malta da parte delle unità di superficie. Il contingente non fu ricostituito fino al 21 ottobre quando Forza K, composta dall’incrociatore leggero Aurora e Penelope ed i cacciatorpediniere Lance dei Lively al comando del Capitano Agnew, arrivò al Porto Grande di la Valletta. Come con gli attacchi di Mack in aprile, i primi due tentativi di Agnew di intercettare convogli Italiani nelle notti del 25-26 ottobre e del 1-2 novembre andarono a vuoto, ma al terzo tentativo, come Mack, la forza K riuscì nel suo tentativo ma addirittura in un modo più spettacoloso.

 

 

 

Il comando italiano (Supermarina) seppe del ritorno a Malta d’unità di superficie entro un giorno dal loro arrivo ed apprezzò pienamente il pericolo che loro rappresentavano. L’andamento della campagna militare in Africa Settentrionale durante l'autunno del 1941 richiedeva la spedizione di quantità ancora maggiori d’approvvigionamenti. Di conseguenza, un importante convoglio di sette navi, i piroscafi tedeschi Duisburg (7.389 tonnellate) e San Marco (3.113 tonnellate), e le motonavi italiane Maria (6.339 tonnellate), e Rina Corrado (5.180 tonnellate), il piroscafo Sagitta (5.153 tonnellate) e le petroliere Minatitlan (7.599 tonnellate) ed il Conte di Misurata (5.014 tonnellate) si raggruppò a Napoli. Il carico comprendeva 13.290 tonnellate di materiale, 1.579 tonnellate di munizioni, 17.281 tonnellate di combustibile, 389 veicoli, 145 truppe italiane e 78 tedesche.

Supermarina denominò il convoglio "Beta" ed organizzò una scorta alquanto generosa. La scorta diretta consisteva dei cacciatorpediniere Maestrale, al comando del Capitano Ugo Bisciani, Fulmine, Euro, Grecale, Libeccio ed Oriani. La scorta distante includeva l’incrociatore pesante Trieste con a bordo il Contrammiraglio Bruno Brivonesi, ed il Trento con i cacciatorpediniere Granatiere, Fuciliere, Bersagliere ed Alpino. La rotta assegnata al convoglio Beta prevedeva il passaggio ad oriente di Malta per poi continuare verso Tripoli. La dottrina Italiana e l'esperienza già acquisita scandirono che il pericolo principale era un attacco aereo notturno e che un intercettamento da parte d’unità di superficie era impossibile, a meno che la rotta e la velocità del convoglio fossero note al nemico. Inoltre, il comando italiano non aveva ancora apprezzato le capacità del radar.

 

 

 

 

 

Gli inglesi vennero a sapere del convoglio attraverso intercettazioni di messaggi radio della Luftwaffe (nota del Webmaster: Santoni smentisce questo fatto). Inoltre, un aereo Maryland di base a Malta fu in grado di scoprire il convoglio nel pomeriggio dell’8. La Forza K lasciò Malta alle 1730 e raggiunse il convoglio alle 0039 del 9 a circa 135 miglia ad est di Siracusa. Il convoglio stava navigando separatamente a 9 nodi in due colonne a circa mezzo miglio di distanza. L'ordine era: a dritta il Duisberg, San Marco ed il Conte Misurata. A sinistra il Minatitlan conduceva il Maria ed il Sagitta mentre il Rinacorrada era più in drietro tra le due colonne. La scorta distante seguì approssimativamente a tre miglia a poppavia sulla dritta alla velocità di 12 nodi. Il Maestrule era alla testa del convoglio mentre il Fulmine, e l’Euro proteggevano il lato di dritta ed il Libeccio e l’Oriani il lato di sinistra ed il Grecale era a poppavia. La forza K era in linea di fila con l’Aurora in testa seguito dal Lance, Penelope e Lively. Dopo che l’Aurora aveva raggiunto il punto di contatto, Agnew manovrò il gruppo ponendolo all’ombra della luna a dritta del convoglio. Durante questa manovra, la scorta Italiana avvistò gli inglesi, ma li identificò erroneamente per il gruppo Trieste.

 

 

 

Una volta in posizione, la Forza K avvalendosi del Radar, aprì il alle 0057 ad una distanza tra i 3.000 e i 5.000 metri. Il brillante chiaro di luna dava un perfetto profilo delle navi italiane il si aggiunse ai vantaggi tattici e tecnologici gli inglesi già goderono. Inquadrato dell'Aurora, il Grecale fu colpito dalle prime tre salve che causarono un'esplosione ed un susseguente incendio che lasciò l’unità nell'acqua. Le iniziali salve del Penelope colpirono il Maestrale. Il Lance inquadrò una delle navi del carico e, dopo avere ottenuto diversi colpi sul bersaglio, ridiresse il fuoco sul Fulmine. Il Lively fu l'ultimo ad aprire fuoco alle 0100 colpendo il Duisberg con la sua prima salva a cui seguirono altre cinque, dopodiché cominciò a far fuoco sull’Euro. Queste salve iniziali furono mortali e l’intera azione fu caratterizzata dal tiro estremamente accurato degli inglesi.

 

 

 

L’Aurora sparò poi sul Maestrale, mentre quest’unità stava facendo fumo e si stava ritirando a sinistra ed in fronte al convoglio. Il comandante ordinò la stessa manovra al Libeccio ed all’Oriani e le unità cominciarono a stendere una cortina di fumo. Bisciani ordinò poi alla scorta di raggrupparsi vicino alla sua unità. Quest’ordine e le manovre approntate dai cacciatorpediniere suggeriscono che lui abbia creduto che l'attacco stava venendo dalla sinistra e non dalla dritta continuando così ad identificare le navi della Forza K quali il Trieste ed il Trento. In ogni modo, dopo avere trasmesso queste istruzioni Bisciani, quando Aurora distrusse l'antenna radio del Maestrale, perse la sua abilità di controllare ulteriormente la battaglia.

 

 

 

L’Euro ed il Fulmine alla dritta del convoglio avevano un migliore apprezzamento della situazione. Loro contrattaccarono gli inglesi, ma il Fulmine fu colpito rapidamente e ripetutamente prima dal Lance e poi dal Penelope. L’unità rispose al fuoco solamente per un breve tempo, poi si capovolse ed affondò alle 0106, solo nove minuti dall’inizio dell'azione. L’Euro, al comandò di Cigala Fulgosi e famoso per la difesa di un convoglio nelle acque di Creta, si avvicinò con il Sagittario a circa 1.900 metri dalle unità inglesi senza ricevere nessun danno. Cigala-Fulgosi era in perfetta posizione per lanciare i siluri quando, a causa delle istruzioni ricevute dal Maestrale, dubitò che stesse attaccando i suoi propri incrociatori. L’Euro cambiò corso, ma si rese conto del suo errore quanto prima; inizialmente il Lively e poi l’Aurora ed il Penelope cominciarono ad aprire il fuoco. L’Euro fu colpito sei volte, ma le granate da 6" passarono attraverso il sottile scafo senza provocare nessun danno notevole.

 

 

 

Quando l'azione cominciò, il gruppo Trieste era a circa 5.000 metri sul lato destro (il lato di Malta) del convoglio. Questi apparse all’orizzonte aumentando la velocità a circa 24 nodi e mentre gli inglesi si stavano allontanando, raggiunsero la testa del convoglio per poi circolarlo ad una velocità di circa 20 nodi. Gli incrociatori italiani non furono lenti nell'impegnare gli inglesi, aprendo fuoco alle 0103 a circa 7000 metri, ma la loro posizione era cattiva e rapidamente divenne peggiore. Gli inglesi tennero, senza volerlo, il convoglio tra loro e gli incrociatori pesanti italiani. Il Trieste ed il Trento spararono 207 granate da 8" e 82 granate da 3.9", ma alle 0125, quando gli inglesi erano fuori portata, cessarono il fuoco. Gli inglese, da parte loro, presunsero che queste unità fossero altri cacciatorpediniere e l’Aurora ritornò il fuoco con I cannoni da 4", ma la distanza era troppo grande per questo tiro di essere effettivo.

 

 

 

Le navi nel convoglio, credendo che l’attacco fosse stato portato dal cielo, non presero nessuna manovra evasiva. Alle 0110 Agnew circumnavigò la testa del convoglio per poi risalire sul lato sinistro a circa 1.800 metri, aprendo il fuoco con il cannone e siluri. Gli inglesi furono piuttosto sbalorditi dal modo in cui le navi del carico serenamente continuarono sul loro corso, quasi aspettando la loro svolta per essere affondato.

Il Libeccio e l’Oriani con il Maestrale e l’Euro si ritirarono a circa dieci miglia ad est del convoglio per riorganizzarsi. Da qui lanciarono un attacco coordinato sparando salve, ma rifiutando di usare il siluro per il timore di colpire navi amiche oltre a quelle inglesi. È interessante paragonare questa riluttanza Italiana con l'azione giapponese nella Battaglia dello Stretto di Sunda dove i giapponesi non esitarono a riempire l’acqua con siluri destinati alle navi da guerra Alleate che stavano attaccando il convoglio, affondando di conseguenza quattro delle loro navi da trasporto

 

I quattro cacciatorpediniere guidati dal Maestrale continuarono a fare fumo e periodicamente impegnarono il nemico appena questi entrava in vista, ma loro non riuscirono a sfidare gli inglesi seriamente e soffrirono solamente danni minori al Libeccio. Nel frattempo, il gruppo Trento continuò a navigare nella direzione opposta alla dritta del convoglio. In pratica, gli incrociatori pesanti italiani e la Forza si scambiarono posizione, con il gruppo Trento a sud ovest del convoglio e gli inglesi a nord est. Agnew ordinò il cessate il fuoco alle 0140 e gli inglesi passarono a poppavia di quello che rimaneva del convoglio. Dato che nessun nuovo obbiettivo fu identificato e considerando la scarsità di munizioni da 6" (il Penelope, per esempio, sparò 259 granate da 6"), alle 0205 il gruppo fece rotta per Malta.

 

 

 

 

La forza K era stata in grado di affondare tutte le navi da carico, le petroliere ed un cacciatorpediniere Italiano, in aggiunta a danneggiarne altri tre. Anche se gli inglesi riportarono che in molte occasioni evitarono siluri, i resoconti italiani negano che qualsiasi cacciatorpediniere usò quest’arma. L'unico danno sofferto dagli inglesi fu causato da scheggia sul Lively. Lo scoppio di un colpo in aria, oltre a salve cadute molto vicino, causarono la foratura del fumaiolo e la rottura del tubo del vapore della sirena. In aggiunta alla miseria Italiana già subita, il giorno seguente alle 1048 il sottomarino britannico Upholder silurò il Libeccio mentre era impegnato in operazioni di soccorso. L’Euro tentò di rimorchiare la nave colpita, ma poco dopo il Libeccio si divise in due tronconi ed affondò.

Questa battaglia fu una delle vittorie più complete dagli inglesi durante la guerra. Anche se con armamenti inferiori alla scorta Italiana, prendendosi vantaggio di una tecnologia e dottrina superiore e di una buona dose di fortuna e sorpresa, gli inglesi ottennero una mirabile vittoria. Brivonesi e Bisciani, furono rimossi dal comando, anche se più tardi Brivonesi tornò a comandare.

 

da: http://www.regiamarina.net/engagements/dui...duisburg_it.htm

Modificato da Kashin
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Io non conosco molto ( :s06: ) la storia delle battaglie nel mediterraneo, ma ciò che è certo leggendo questi resoconti è che gli sbagli di identificazione sono sconcertanti!! Praticamente in ogni battaglia sono capitati.. per non parlare poi degli aerei italiani che attaccano le proprie navi.. cose da pazzi :s06:

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per non parlare poi degli aerei italiani che attaccano le proprie navi.. cose da pazzi :s06:

 

Sono episodi capitati a tutti, soprattutto nelle prime fasi della guerra (per l'Italia a Punta Stilo) quando le procedure di aerocooperazione sono sottoposte al vaglio della prova bellica. I tanto decantati inglesi nel 1941 (dopo 2 anni di guerra, quindi con una esperienza consolidata) ebbero episodi analoghi. Gli aerei della Ark Royal, durante la caccia alla Bismarck attaccarono per errore l'incrociatore Shieffield, per fortuna mancandolo. Episodi di fuoco amico purtroppo sono frequenti in guerra e non sono una esclusiva Italiana, quindi non stracciamoci le vesti ne cospargiamoci il capo di cenere, erano episodi comuni a tutti i belligeranti.

 

Ciao

Ursus

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Visitatore Kashin

In verita' sarei curioso di sapere chi ha ridato il Comando a Brivolesi e di che (Forse un dirigibile ??)e se nel dopoguerra ci sia satto anche un libro autobiografico di BISCIANI oltre a quelli di Brivolesi e Maugeri farei l'opera completa.-

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Sono episodi capitati a tutti, soprattutto nelle prime fasi della guerra (per l'Italia a Punta Stilo) quando le procedure di aerocooperazione sono sottoposte al vaglio della prova bellica. I tanto decantati inglesi nel 1941 (dopo 2 anni di guerra, quindi con una esperienza consolidata) ebbero episodi analoghi. Gli aerei della Ark Royal, durante la caccia alla Bismarck attaccarono per errore l'incrociatore Shieffield, per fortuna mancandolo. Episodi di fuoco amico purtroppo sono frequenti in guerra e non sono una esclusiva Italiana, quindi non stracciamoci le vesti ne cospargiamoci il capo di cenere, erano episodi comuni a tutti i belligeranti.

 

Ciao

Ursus

 

Lo so infatti è un discorso riferito un po' in generale.. non dovevo inserire quel "da pazzi"... Però forse a noi è capitato "un po' troppe volte :s04: :s01:

Modificato da Palmuzz
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Visitatore Kashin
Lo so infatti è un discorso riferito un po' in generale.. non dovevo inserire quel "da pazzi"... Però forse a noi è capitato "un po' troppe volte :s04: :s01:

 

Errare e' umano ...perseverare DIABOLICO...!!!!!!!

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L'azione di guerra attorno al convoglio Duisburg (e la vergogna che vi si accompagna) non si capisce bene se non si guarda il diagramma cinematico riportato in un libro dell'Ufficio Storico, mi pare "Le azioni navali in Mediterraneo - 2a parte".

 

Bisognerebbe che qualcuno lo recuperasse e lo passasse allo scanner, tanto per onorare (...) la memoria del prode (?) C.V. Bisciani.

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Visitatore Kashin
L'azione di guerra attorno al convoglio Duisburg (e la vergogna che vi si accompagna) non si capisce bene se non si guarda il diagramma cinematico riportato in un libro dell'Ufficio Storico, mi pare "Le azioni navali in Mediterraneo - 2a parte".

 

Bisognerebbe che qualcuno lo recuperasse e lo passasse allo scanner, tanto per onorare (...) la memoria del prode (?) C.V. Bisciani.

 

Recuperare e passarlo allo scanner sicuramente...... ma da privati ......l'Uff. Stroico non credo .....c'e' ancora chi porta questo Cognome scomodo .-

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Lo so infatti è un discorso riferito un po' in generale.. non dovevo inserire quel "da pazzi"... Però forse a noi è capitato "un po' troppe volte :s04: :s01:

 

No, a parte l'episodio di Punta Stilo non mi risultano eltri episodi di fuoco amico da parte dell'aeronautica italiana contro navi italiane.....

 

Sfatiamo i (cattivi) miti, grazie. Attorno a questi episodi c'è molta demagogia e vittimismo, poca verità!!!!

 

Ciao

Ursus

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Visitatore Etna

Colgo l'occasione del topic sul Duisburg,per evidenziare una lacuna cronica nell'esaminare la storia dei nostri convogli nell'ultima guerra : non si tiene mai conto (come di dovrebbe) della Marina Mercantile .

Sarebbe cosa buona e giusta , tenere presente anche il contributo di sangue dei marinai,ufficiali e Cti della mercantile falcidiata senza misericordia .

Un ricordo e un pensiero anche per loro.

ETNA

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Visitatore Max "Quarnaro"
Colgo l'occasione del topic sul Duisburg,per evidenziare una lacuna cronica nell'esaminare la storia dei nostri convogli nell'ultima guerra : non si tiene mai conto (come di dovrebbe) della Marina Mercantile .

Sarebbe cosa buona e giusta , tenere presente anche il contributo di sangue dei marinai,ufficiali e Cti della mercantile falcidiata senza misericordia .

Un ricordo e un pensiero anche per loro.

ETNA

 

 

Quoto Etna in toto......onore anche ai poveri marinai della Marina Mercantile.

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Visitatore Kashin
Quoto Etna in toto......onore anche ai poveri marinai della Marina Mercantile.

 

Ovviamente e incondizionatamente quoto ETNA ....per non dimenticare i caduti del Mare delle Mercantili.-

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  • 4 months later...

Bravo Kashi, con questo topic mi ha fatto tornare alla mente, quando allora quindicenne, mio nonno ebbe modo di conoscere un signore romano, che in estate veniva a passare le vacanze in una casa in campagna di sua proprietà a Volterra -sua moglie era mia concittadina-

Sapendo già della mia passione perl a Marina, mio nonno mi accompagnò da questo signore, pechè informatolo disse che era contento di raccontare il suo passato sulle navi ad un giovane interessato.

Sapete chi era costuì: Corrado Tagliamonte l'allora comandante del RCT Libeccio, affondanto come spiega il topic di Kashin.

Di quella vicenda mi raccontò che vedendo la sua nave spezzata in due, e sicuro di aver fatto mettere tutta la gente possibilitata in salvo, decise di rimanere a bordo e si recò sull'aletta di plancia. In un ultimo saluto ai suoi marinai espresse anche duri giudizi nei confronti dell'operato dell' Ammiraglio Brivonesi in quella vicenda. Ma sono parole dette da un uomo che è stato colpito nel suo più alto onore e che ha deciso di immolarsi. Quindi è bene che rimangano insieme alle onde che si sono chiuse sul Libeccio.

Poi appena arrivò in acqua anche la parte di nave dove era lui, una bolla d'aria lo sospinse in superficie e lontano dai gorghi del caccia: l'istinto di sopravvivenza fece il resto ed ecco che quell'uomo era li davanti a me a raccontarmi questa vicenda.

E' morto pochi anni fà a Roma a oltre novanta anni di età.

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A completamento di questo topic, ecco due cartine - relative agli eventi descritti - tratte dal volume 14/II della nuova serie "Orizzonte Mare" (Cacciatorpediniere classi "Freccia"/"Folgore", "Maestrale" e "Oriani") che io e il com.te Bagnasco pubblicammo con Albertelli nel 1997.

 

01ie5.jpg

 

02nl3.jpg

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  • 6 years later...

Rispolvero questa vecchia discussione per fare alcune domande:

 

1) Ho letto altrove che i caduti del Fulmine furono 141 (in parte rimasero uccisi nel siluramento del Libeccio ma furono salvati da quest'ultimo), ma quanti furono i superstiti di questa nave? E, quanti furono morti e sopravvissuti tra l'equipaggio del Libeccio?

2) Quale fu la sorte dei singoli mercantili e dei loro equipaggi? Non ho mai trovato molto a riguardo, ma le cifre sul totale di vittime e sopravvissuti sembrerebbero far pensare, abbastanza sorprendentemente, che la maggior parte degli equipaggi dei mercantili furono tratti in salvo. La Minatitlan continuò a bruciare per tutta la notte ed anche parte del mattino, venendo a più riprese fotografata, prima di affondare, ma gli altri? Ho trovato che il comandante della M/N Maria scomparve con la sua nave, mentre non conosco la sorte dei comandanti degli altri mercantili. Su un articolo di "Storia Militare" di credo un paio d'anni fa (adesso non l'ho sottomano) avevo letto anche che una lancia con 13 superstiti raggiunse Valona (!) parecchi giorni dopo la distruzione del convoglio: di che nave era?

3) L'amm. Brivonesi dopo il disastro fu sbarcato, processato ed assolto ricevendo poi incarico a terra quale comandante della base della Maddalena (se non mi sbaglio), ma quale fu la sorte del CV Bisciani? Mi sembra di ricordare che fu a sua volta sbarcato, ma non ho mai trovato notizia riguardo ad eventuali provvedimenti presi nei suoi riguardi ed alla sua carriera successiva, sebbene dopo il 9 novembre 1941 non ricordo di aver mai trovato il suo nome in qualsivoglia azione navale o convoglio (ma nemmeno prima, per la verità...)

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Il problema è che gli inglesi non vennero davvero "fatti bersaglio" di quei tiri in quanto dalle DT dei due incrociatori non si vedeva il nemico (al momento del loro intervento la formazione inglese, se ben ricordo, stava passando fra loro e il convoglio) e i colpi furono sparati praticamente alla cieca, anzi, nel timore di prendere di mira unità amiche.

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1) Ho letto altrove che i caduti del Fulmine furono 141 (in parte rimasero uccisi nel siluramento del Libeccio ma furono salvati da quest'ultimo), ma quanti furono i superstiti di questa nave? E, quanti furono morti e sopravvissuti tra l'equipaggio del Libeccio?

2) Quale fu la sorte dei singoli mercantili e dei loro equipaggi? Non ho mai trovato molto a riguardo, ma le cifre sul totale di vittime e sopravvissuti sembrerebbero far pensare, abbastanza sorprendentemente, che la maggior parte degli equipaggi dei mercantili furono tratti in salvo (...)

I testi che riportano maggiori elementi sugli affondamenti di unità mercantili (e delle loro scorte) sono quelli dell'USMM della serie "La Marina Italiana nella seconda guerra mondiale", con riferimento a quelli sulla difesa del traffico (i tre relativi all'Africa settentrionale e quello relativo ad Albania, Grecia ed Egeo).

Purtroppo, in molti casi, questi libri non riportano dati precisi sulle perdite, in particolare per quanto riguarda i mercantili.

A parte eventuali testi di memorialistica riferiti a qualche specifico episodio, non mi risulta in effetti che siano disponibili volumi - soprattutto "ufficiali" - che riportano questi dati.

Come ho già suggerito in precedenza, occorrerebbe una ricerca "a tappeto" effettuata presso l'USMM di Roma o - se ancora esistenti - presso le singole compagnie di navigazione, soprattutto nel caso dei mercantili non militarizzati o non requisiti.

Modificato da Alagi
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Ciao Alagi, quelli sull'Africa Settentrionale li sto cercando, quello su Albania, Grecia ed Egeo ce l'ho, e tuttosommato mi sembra che il più delle volte i dati li riporti abbastanza precisi. Non c'è proprio niente in merito agli equipaggi di Libeccio, Fulmine e mercantili su La difesa del traffico con l'Africa Settentrionale? Ricerche all'USMM vorrei proprio farle - e le farò - ma ora come ora (e nell'immediato futuro) non ho proprio tempo e modo.

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Non c'è proprio niente in merito agli equipaggi di Libeccio, Fulmine e mercantili su La difesa del traffico con l'Africa Settentrionale?

Purtroppo no.

Salvo rarissimi casi, i volumi sulla "difesa del traffico con l'Africa settentrionale" non riportano le perdite tra gli equipaggi delle singole unità (militari o mercantili), ma dati complessivi - e spesso neppure quelli.

In qualche caso, è riportato il numero dei naufraghi recuperati dalle singole unità (e per il convoglio "Duisburg" i dati sono riportati a pag. 69 del vol. VII sulla "Difesa del Traffico"), ma dati precisi relativi al numero dei membri dell'equipaggio, perdite, dispersi, superstiti ecc. non ci sono praticamente mai.

Modificato da Alagi
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Capito, peccato. (Be', le perdite delle unità del convoglio H, quanto meno per le unità militari o militarizzate - Folgore, Da Recco, Aspromonte, Procione - , sono riportate, mi chiedo se vi sia stato un "cambiamento di tendenza" tra i vol VI e VII dato che, sui vol. IX e XVII che io ho, tali dati vengono riportati quasi sempre sia per mercantili che per unità militari). Il dato su 141 caduti del Fulmine credo venisse da Francesco Mattesini in un suo post di anni fa, mi chiedo se allora magari questi dati siano riportati nel suo saggio sul convoglio Duisburg pubblicato, credo, sul bollettino d'archivio dell'USMM. Peccato che l'USMM abbia iniziato a pubblicare il bollettino d'archivio sul suo sito solo dal 2011, sembra molto interessante.

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mi chiedo se vi sia stato un "cambiamento di tendenza" tra i vol VI e VII dato che, sui vol. IX e XVII che io ho, tali dati vengono riportati quasi sempre sia per mercantili che per unità militari).

Penso che dipenda dall'impostazione che i vari autori hanno inteso dare ai volumi di loro competenza.

I tre sulla difesa del traffico con l'Africa Settentrionale sono opera degli ammiragli Cocchia (i primi due) e Fioravanzo (il terzo) che, verosimilmente, per formazione e coinvolgimento erano più addentro alle questioni operative e strategiche.

I Volumi IX e XVII sono opera di Lupinacci e De Risio, che - a mio avviso - erano maggiormente portati alle ricerche d'archivio; tuttavia, non escluderei che i dati relativi a determinati settori siano maggiormente riordinati presso l'USMM, mentre quelli relativi ad altre aree operative (come il traffico verso l'Africa Settentrionale, che quantitativamente costituisce anche l'insieme di maggior portata) debbano ancora essere valutati organicamente in misura completa, perlomeno per quanto riguarda il computo delle perdite tra il personale.

Modificato da Alagi
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