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Nave Elettra Dov'è?


das boot

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:s02: ieri mentre guardavo la tv mi è capitato di vedere la trasmissione di rai 3 TG leonardo parlavano del centro di trasmissione satellitare del Fucino, vicino Roma , ma gia  nell'Abruzzo...e che vedo in mezzo alle antenne una chiglia di nave tutta arruginita con ancora la bronzea lucente elica abbandonata la in mezzo e il cronista ha avuto il coraggio di dire che era un monumento alle telecomunicazioni ed invece è la nave da cui Marconi invio il primo segnale radio per accendere le luci di una citta dall'altra parte del mondo.

come al solito mi domando si puo tenerla cosi?????

Romani cittadini amici fate qualcosa?!

 

:s05: :s13:

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E come la Fenice risorge dalle ceneri....Nave Elettra è rinata in altre forme per continuarne la gloriosa storia...

 

nave_elettra01.jpg

nave_elettra02.jpg

nave_elettra03.jpg

nave_elettra04.jpg

 

foto.jpg

La principessa Elettra Marconi (fra i marinai) madrina al varo della nave Elettra, unita  speciale della Marina per ricerche,missioni interforze e di intelligence al porto di La Spezia.

 

07.jpg

la Principessa Elettra Marconi con il Comandante di Nave Elettra

Modificato da Totiano
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Se cercate la nave elettea venendo a trieste sulla superstrada a sinistra ci sono i resti della prua visibili nell'area di ricerca

 

poi sempre a trieste al museo del mare ci sono i resti di 1 sua costola alcuni pezzi della sala macchine e diversi impianti radio

 

se ci fate un salto vi porto :s15:

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  • 10 months later...
  • 10 months later...

Ciao,

 

Il direttore della posta dove vado e che conosce il mio hobby sulle navi , sta costruendo il modello dell'Elettra di Marconi in scala grande , e mi ha chiesto se posso aiutarlo nella documentazione fotografica oltre a quella che si trova su internet.

 

Ciao

Giampyg

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Ciao,

 

Il direttore della posta dove vado e che conosce il mio hobby sulle navi , sta costruendo il modello dell'Elettra di Marconi in scala grande , e mi ha chiesto se posso aiutarlo nella documentazione fotografica oltre a quella che si trova su internet.

 

Ciao

Giampyg

 

Nave stupenda!!!!!!!!! per curiosita' in che scala la costruisce, e con che piani ??

 

Purtroppo non ho delle foto e nemmeno documentazione.

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Ricordo che tempo fa su Betasom qualche C.te postò delle foto della nave, sia dell'epoca sia attuali (o meglio, ciò che ne è rimasto!)

Prova a fare una ricerca....forse il post è sopravvissuto agli attacchi informatici subiti dalla base lo scorso anno! :s02:

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Io sul nostro forum....ho trovato questo.....

 

http://www.betasom.it/forum/index.php?show...&hl=elettra

http://www.betasom.it/forum/index.php?show...&hl=elettra

http://www.betasom.it/forum/index.php?show...&hl=elettra

 

poi ho delle foto, ma provengono da internet....se possono essere utili, le posto volentieri.....

 

Luca

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C'e' poco da fare ragazzi, gli yacht d'oggi giorno sono macchine meravigliose, sotto tutti i punti di vista.

Sicurezza, arredamenti da mille e una notte, confort,tecnologie modernissime, apparati di controllo e comunicazione satellitari all'avanguardia, di tutto di piu'.

 

Pero' volete mettere la grazia, il fascino, la linea, la signorilita', della Elettra e di tutti gli scafi di quell'epoca ??? Per me non c'e' paragone, questi almeno i miei gusti.

 

saluti.

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  • 11 months later...
Buonasera a tutti

 

dove posso trovare del materiale della nave Elettra da dove Guglielmo Marconi lanciò il primo messaggio radio?

Non mi dispiacerebbe autocostruirla.

Anticipatamente ringrazio

Salutoni

Roberto

 

Dai forza, inizia, bellissima nave.

Anche il disegno se ricordo bene, e' ben dettagliato.

Aspetto notizie. Ciao.

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Ciao

 

e prima di tutto grazie per le info e gli incoraggiamenti!

Adesso finisco il Dedalo e poi mi “butto” sull'Elettra... in scala un po' “piccolina” -1/700- ma è quella che prediligo per manualità e “spazio”... eh, eh, eh...

Salutoni

Roberto

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Ciao

 

e prima di tutto grazie per le info e gli incoraggiamenti!

Adesso finisco il Dedalo e poi mi "butto" sull'Elettra... in scala un po' "piccolina" -1/700- ma è quella che prediligo per manualità e "spazio"... eh, eh, eh...

Salutoni

Roberto

 

Noooooooo !!! 1/700 ???

meno di dieci centimetri...... ti prego non farlo.

Ti propongo una scala diciamo....1/200 verrebbe fuori un modello di circa 33 cm, non mi dire che non trovi lo spazio.

Naturalmente questa la mia opinione, ognuno poi ha le sue idee e esigenze. Ci mancherebbe.....

Ad ogni modo qualunque scala adotterai, fai in fretta desidero vedere l'Elettra in costruzione.

(e credo anche gli altri comandanti)

Ciao Anteo.

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Ciao Anteo

 

ebbene sì, 1/700 sarà...

Mi piacciono le navi “lillipuziane” (come le chiama mia moglie...)

Scherzi a parte, la mia manualità non è eccelsa e la piccola scala mi permette di lavorare “meglio” oltre che essere affasciante vedere modelli così “piccoli” ma così ricchi di particolari...

Ho trovato questo bel sito:

http://www.radiomarconi.com/marconi/elettra.html

Magari può servire a qualcun altro che voglia intraprendere la splendida avvenura...

Non sapevo che sopravvisse fino al 1944 per poi essere mitragliate, bombardata e affondata...

Ho anche trovato i disegni.

Salutoni

Roberto

 

ps. per i tempi dovete avere pazienza, tanta pazienza...

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da base artica, marco

1:700????, ma perche non fai scala + grande??1:50.... con l´eta la vista fa fatica :s03: !

se ee problema di spazio regalala poi la dove la puoi sempre ammirare. (museo?? :s02: )

saluti marco

Modificato da bussolino
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davvero??????????????? :s12: in 1:50???? :s68:

ma come ee che vengo a sapere queste cose dopo che .....sono tornato qui al nord????

da base artica, marco salutoni.

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da base artica, marco

a volte pure io dipingo cosi ....quando dimentico di contare i bicchieri di vino...!!! :s03:

bello pero come dipinto!

saluti marco

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tra l'altro, a cercare nel forum, dovrebebro ancora esserci le foto della prora (a Trieste?), degli alberi al museo Henriquez (sempre TS) e della sala macchine a Venezia

 

Confermo che ,

la prua è a Trieste sul Carso, presso l'area di ricerca

 

http://www.betasom.it/forum/index.php?show...&hl=elettra

 

mentre, gli alberi sono al museo di Henriquez a Trieste

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Una parte della "sala macchine" ... devi scusarmi ma non me ne intendo di "motori" ... da quello che ricordo mi pare ci avessero spiegato che era questo (una parte delle macchine) si trova nel padiglione delle navi del Museo Navale di Venezia.

Una foto fatta da me :s10: (quindi ... lascia a desiderare) l'ho pubblicata nel mio sito, poi se ce la faccio (causa il tempo sempre tiranno) la recupero e la posto qui.

Ero rimasta colpita dalle dimensioni!

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  • 1 month later...

mi sono permesso di unire i vari post sul panfilo Elettra, sperando di fare cosa graditra. inoltre ho trovato, a questo link

http://www.goodwindall.com/index.php?optio...65&Itemid=2

del sito Giwall una ottima storia della nave

 

Electra

electra1.JPG

Lo yacht venne ordinato dall'Arciduca d'Austria Carlo Stefano, ufficiale dell'I. R. Marina, al Cantiere Ramage & Ferguson Ldt. di Leith in Scozia ed il progetto fu affidato agli ingegneri Cox e King di Londra, che disegnarono un elegante scafo dalle linee filanti, prua slanciata in avanti a klipper con bompresso e poppa stretta e rotonda; in coperta una lunga tuga centrale in mogano e teak, sormontata da un fumaiolo leggermente inclinato verso poppa e due alberi armati con rande, come era abitudine dell'epoca.

 

Lo yacht, varato il 27 marzo 1904 col nome di ROVENSKA, a ricordo della località (sull'isola di Lussino) dove l'arciduca aveva una lussuosa villa in cui solitamente abitava, venne intestato alla moglie, l'arciduchessa Maria Teresa, ed iscritto al k.u.k. Yacht- Geschawader, battendo quindi bandiera della Marina da guerra fino al 1909.

 

Sempre con lo stesso nome nel 1910 lo yacht venne aquistato da Sir Max Waechter - passando sotto bandiera inglese -, e nel 1914 fu rivenduto a Gustavus H.F. Pratt. Con lo scoppio della grande guerra lo yacht fu militarizzato e trasformato in nave da pattuglia e scorta, e quindi impiegato nella Manica, tra l'Inghilterra ed i porti di Brest e Saint Malò.

 

Cessate le ostilità il ROVENSKA fu messo in disarmo a Southampton e messo all'asta, così nel 1919 - per 21.000 sterline – fu acquistato da Guglielmo Marconi. Sottoposta a notevoli lavori di risistemazione la nave venne quindi riclassificata e, ancora sotto bandiera inglese, salpò da Londra nel luglio 1919 al comando del comandante Raffaele Lauro, giungendo a Napoli in agosto. Lo yacht fu poi portato a La Spezia per essere trasformato in nave-laboratorio sotto la direzione dell'ammiraglio Filippo Camperio: a bordo vennero infatti sistemate trasmittenti e riceventi, nonchè alzati gli alberi per le antenne.

 

Marconi voleva disporre di un mezzo che gli consentisse di effettuare ricerche e relativi esperimenti nel miglior modo possibile: era nata l'ELETTRA, una stazione mobile, su cui poteva lavorare ad ogni ora del giorno in raccoglimento ed isolamento, indipendente da curiosità e distrazioni di sorta, con notevole facilità di spostamento, risolvendo così problemi di portata e di effetti direzionali. Le sue esperienze dovevano essere effettuate a distanze diverse in modo da controllare l'efficacia delle trasmissioni secondo la lontananza tra emittente e ricevente; per maggiore comodità il laboratorio venne collegato direttamente con la cabina dello scienziato.

 

electra2.JPG

La nave Elettra nel porto di Civitavecchia anno 1930

 

 

L'arredamento di bordo era consono alle esigenze di lunghi soggiorni ed adatto ad ospitare illustri ospiti per necessità di rappresentanza; tra questi ricordiamo re Vittorio Emanuele III, re Giorgio V d'Inghilterra ed i Sovrani di Spagna. Oltre all'armatore, la nave era in grado di ospitare comodamente sei ospiti, nonchè sei ufficiali, sei sottufficiali e diciotto marinai.

 

Iscritta col nuovo nome di "ELETTRA", il 27 ottobre 1921 , al compartimento marittimo di Genova (numero di matricola 956) e quindi al Real Yacht Club Italiano, il passaggio definitivo sotto bandiera italiana venne formalizzato in data 21 dicembre.

 

 

 

Nell'aprile del 1920 mentre il panfilo navigava nel golfo di Biscaglia gli ospiti di bordo, grazie alla trasmissione dalla stazione broadcasting Marconi di Chelmsford, per la prima volta poterono sintonizzarsi per sentire via radio l'orchestra dell'Hotel Savoy di Londra, quindi il concerto del soprano Melba al Covent Garden: la "radio" era una realtà. L'invenzione della valvola termoionica di Fleming, suo collaboratore, gli consentì infatti la realizzazione della "radio" come oggi la conosciamo.

 

Gli esperimenti proseguirono per raggiungere traguardi ancora più concreti. Marconi non aveva dimestichezza con le formule, la sua era una mente intuitiva e pratica, che lo spingeva a tentare quello che gli accademici ritenevano impossibile: inviare segnali nello spazio tra punti non visibili fra loro. L'ELETTRA divenne fucina di studio per le migliori applicazioni delle onde hertziane corte e cortissime, consentendo il continuo progresso delle radiocomunicazioni.

 

Nel 1922 L'ELETTRA svolse una campagna di esperimenti nel Nord America, nel 1923 lungo la costa occidentale dell'Atlantico per sperimentare le ricezioni a distanze sempre maggiori della nuova stazione su onde corte a fascio di Poldhu (Cornovaglia). Marconi dimostrò così che un segnale poteva essere captato ad oltre 4000 chilometri con trasmissione a potenza ridotta: onde di 92 metri con potenza di 6 Kw.

 

Per conto del Governo inglese, nel 1924 lo scienziato iniziò sull'ELETTRA gli esperimenti con onde corte di 36-60 metri, con una potenza di 12 Kw, coprendo la distanza di 4130 kilometri. Vennero quindi realizzati i collegamenti radio normali ad uso pubblico tra l'Inghilterra ed i suoi "domini": il Canada (24 ottobre 1926), l'Australia (8 aprile 1927), il Sud Africa (5 luglio 1927), l'India (6 settembre 1927). Gli importanti risultati raggiunti a bordo dell'ELETTRA fruttarono tra l'altro un ricco contratto tra il Governo e la sua Compagnia. Inventore delle società multinazionali, Marconi possedeva un notevole senso degli affari rivelandosi infatti anche grande capitano d'industria e diceva: "Il denaro è un'unità di misura. Chi non si fa pagare non sa misurare il prodotto del proprio lavoro".

 

electra3.JPG

Il giorno dell'accensione delle luci del municipio di Sydney, compiuta da Guglielmo Marconi nella sua cabina radio a bordo dell'Elettra, 26 marzo 1930

 

 

Nel gennaio del 1930 vennero imbarcati nuovi apparecchi con soluzioni d'avanguardia nella radiofonia a grandi distanze ed il 26 marzo successivo, alle ore 11,03, avvenne il "miracolo": dall'Elettra ancorata a Genova presso lo Yacht club italiano, per mezzo del piccolo tasto, conservato oggi al Museo del mare di Trieste, Guglielmo Marconi inviava nell'etere gli impulsi che, dopo 14.000 miglia, giungevano in Australia per accendere le lampade del Municipio di Sidney! L'esperimento è stato recentemente ripetuto dal Presidente della Repubblica Luigi Scalfaro a Genova - questa volta con il laser - proprio per celebrare a 65 anni di distanza il "genio" di Marconi.

 

Lo scienziato era inesauribile e nel 1931 iniziò gli studi sulle microonde della gamma inferiore al metro, effettuando gli esperimenti tra S. Margherita Ligure e Sestri Levante.

 

Così nel 1932 fu realizzato il collegamento tra S. Margherita e l'ELETTRA e successivamente quello col radiofaro di Sestri, mediante onde di 63 centimetri; si stabiliva così la possibilità per una nave di accedere ad un porto in qualsiasi condizione atmosferica, valendosi della rotta segnata dal radiofaro.

 

Uno degli ultimi esperimenti a bordo dell'ELETTRA avveniva nel luglio del 1937 con la messa a punto del radiofaro a micro-onde; ma il 20 luglio 1937 Guglielmo Marconi moriva, lasciando ancora incompiuti i suoi studi, ma all'umanità una via ben tracciata per il progresso della comunicazione.

 

Marconi, resosi conto delle sue precarie condizioni, temeva per la conservazione della "sua" ELETTRA, ma nel 1937 la nave-laboratorio fu acquistata per 820.000 lire dal Ministero delle poste e telecomunicazioni che ne voleva garantire la conservazione. La Soc. Marconi italiana donava poi allo Stato, in occasione del primo anniversario della sua scomparsa, gli impianti di R.T. che erano a bordo del panfilo.

 

Nel 1939 l'ELETTRA veniva portata nell'Arsenale marittimo di La Spezia per lavori di ripristino e di riclassifica; nell'imminenza dell'entrata in guerra dell'Italia fu trasferita a Trieste, considerata città sicura da incursioni nemiche, giungendovi il 9 giugno 1940; qui fu custodita dalla S. p. A. di navigazione Italia fino all'8 settembre del 1943; successivamente il panfilo venne requisito dai tedeschi, inviato in cantiere per essere trasformato in unità di impiego bellico prima con la sigla "G. 107" e quindi "N.A. 6" ed armato con due mitragliatrici binate da 20 mm ed una da 15 mm. Inutili risultarono le molte proteste italiane; venne concesso unicamente di sbarcare le apparecchiature radio ed i materiali utilizzati da Marconi per i suoi esperimenti grazie anche al tacito appoggio del capitano Zimmermann della Kriegsmarine, che si rendeva conto della loro importanza storica. Tale materiale venne poi imballato ed occultato dal professore Mario Picotti, che temeva un successivo sequestro dei cimeli marconiani, riuscendo così a celarli in 19 casse in posti diversi ma sicuri della città anche nei giorni di occupazione delle truppe titine nel 1945; nel 1947 quasi tutto fu spedito al Museo della scienza e della Tecnica di Milano.

 

electra4.JPG

La tristissima immagine della nave colpita da bombe e mitragliatanella valle di Diklo, vicino a Zara, nel gennaio 1944 dove rimase arenata nel basso fondale.

 

Il 28 dicembre del 1943 l'ELETTRA partì da Trieste in missione di pattuglia e scorta lungo le coste della Dalmazia. La sera del 21 gennaio 1944 la nave giunse nella valle di Diklo, vicino a Zara, ormeggiando e forse restando incagliata; fatto sta che la mattina successiva i ricognitori aerei l'individuarono e quindi giunsero i cacciabombardieri alleati che centrarono la nave con le bombe e la mitragliarono: l'ELETTRA si adagiò tristemente sul basso fondale, restando in parte emersa. Da quel momento fu oggetto di continue "visite", con consenguente asportazione di tutto il materiale che poteva essere sottratto e quindi ridotta a "nudo" relitto, che in base al trattato di pace divenne proprietà della Repubblica Iugoslava. I resti dell'ELETTRA andavano sempre più deperendo anche per l'asporto delle parti metalliche, ma ancora impossibile risultava un accordo con la vicina Repubblica per il recupero della nave, nemmeno facendo leva sul valore morale che tale imbarcazione aveva per gli italiani. Solo nel 1959 la Iugoslavia permise dei rilievi tecnici sulle possibilità di recupero della nave, consentendo poi la restituzione senza contropartite, grazie all'intervento diretto del maresciallo Tito su sollecitazione dell'allora nostro Ministro degli esteri Segni.

 

Nel 1962 l 'ELETTRA fu quindi riportata a galla e rimorchiata alla banchina del Cantiere S. Rocco di Muggia, presso Trieste; tutto sembrava procedere al meglio per ridare dignità a questa nave... ma l'aspettava ancora una tragica fine!

 

electra5.JPG

 

Il Ministero delle poste e telecomunicazioni fece predisporre uno studio per la ricostruzione della nave: l'Ufficio tecnico della Navalgenarmi di Monfalcone, eseguiti i rilievi dettagliati dello scafo, presentò nel novembre del 1962 un progetto ed una specifica di lavori per la ricostruzione integrale del panfilo - almeno nell'aspetto esteriore come era all'epoca di Marconi - del laboratorio e dell'appartamento del Senatore. Era prevista la sua riclassifica come nave navigante con motore diesel da 400 CV, prevedendo il completo rifacimento del fasciame dell'opera morta, delle strutture di prua e del trincarino dei bagli di coperta e delle paratie trasversali e longitudinali della nave. I preventivi di spesa erano pesanti ed iniziarono polemiche a non finire con soluzioni diverse per la nave, senza però tener conto della realtà oggettiva dello stato dello scafo. Per dieci anni vi furono solo polemiche e la ruggine frattanto camminava e corrodeva; mentre si avvicinava il centenario della nascita di Guglielmo Marconi (1974) vi fu un risveglio di interessi per la nave anche all'estero, sollecitato soprattutto dall'ammiraglio Virgilio Spigai, Presidente del Lloyd Triestino, intervenuto presso il Presidente del Consiglio dei ministri on. Andretti, che prometteva il suo interessamento. Nell'ottobre 1972 a villa Grifone di Pontecchio veniva dato l'annuncio ufficiale della ricostruzione dal Direttore generale delle Poste e telecomunicazioni, a seguito dello stanziamento apposito di 2 miliardi e 400 milioni. L'anno successivo l'Arsenale triestino - San Marco veniva incaricato di mettere il relitto in bacino per iniziare i rilievi e prendere le opportune decisioni definitive. Non disponendo dell'originale venne così ricostruito il "piano di costruzione" della nave e furono effettuati tutti i controlli sullo scafo sotto la direzione dell'ing. Oddo Oddone. Si giunse alla conclusione dell'impossibilità di rendere la nave ancora navigabile, date le norme internazionali di sicurezza che ne avrebbero modificato l'aspetto esterno; era invece possibile una sua ricostruzione originale come "galleggiante", senza propulsione propria, da spostare al traino. Non era però possibile per lo stato avanzato della corrosione utilizzare molto della vecchia Elettra, per cui risultava più conveniente ricostruire la nave a strutture saldate per mantenere inalterato l'aspetto esterno.

 

Il nuovo progetto e relativo preventivo di lavori (7 miliardi circa) superava però ampliamente quanto in precedenza stimato e stanziato dal Governo per cui - dato che poco sarebbe stato utilizzato della vecchia Elettra - tutto si bloccò nuovamente ed il progetto fu accantonato e decisa invece la demolizione!

 

Il 18 aprile 1977 il relitto venne di nuovo messo in bacino e sotto la direzione dell'ing. Oddone del Ministero, con la consulenza dello scultore Marcello Mascherini e di un architetto lo scafo venne tagliato in varie porzioni; si cercava così di accontentare tutti e nessuno, disperdendo parti della nave nei vari posti d'Italia, opera che non è ancora terminata!

 

Vediamo ora dove sono finiti i diversi pezzi dello scafo ed i cimeli dell'Elettra:

 

ROMA-FUCINO: Il blocco poppiero comprendente anche l'elica ed il timone è stato inviato a Telespazio a Fucino ed è sistemato nella Piana del Fucino.

 

ROMA: al Museo delle poste e telecomunicazioni c'è la dinamo a vapore. All'EUR invece è stata ricostruita la cabina in cui lo scienziato aveva effettuato i suoi esperimenti.

 

PONTECCHIO MARCONI: la sezione trasversale costituita da sei ordinate è stata sistemata nel giardino della Villa Grifone di Pontecchio, sede della Fondazione Marconi.

 

MILANO: al Museo nazionale della scienza e della tecnica sono conservate gran parte delle apparecchiature di bordo.

 

VENEZIA: l'impianto propulsivo costituito dalla macchina alternativa e dalle caldaie è conservato nelle sale del Museo storico navale di Venezia.

 

SANTA MARGHERITA LIGURE: una parte dello scafo è alla Villa Durazzo.

 

TRIESTE: all'entrata del Museo del mare è sistemata la sezione trasversale centrale della nave, costituita da due ordinate, unitamente all'ancora. Nella sala dedicata a Marconi alcune apparecchiature tra cui l'ecometro, alcune valvole ed il tasto con cui lo scienziato trasmise l'impulso per accendere le luci a Sidney.

 

A Padriciano, vicino a Trieste, in una palazzina dell'ex campo profughi sono stati recentementi trasferiti gli alberi della nave, prima nel castello di S. Giusto in un ambiente troppo umido. L'alberetto, ottimamente restaurato dall'artigiano Aldo Franceschini, è stato adibito da poco ad alzabandiera nel piazzale antistante l'International maritime academy di Trieste.

 

Di fronte alla sede del Centro Radioelettrico Sperimentale intitolato a Guglielmo Marconi, nell'Area di Ricerca di Padriciano, ha trovato collocazione tutta la prua - circa 8 metri di altezza per 19 di lunghezza.

 

Ed inoltre un pezzo della fiancata è conservato come monumento presso il Palazzo delle poste di Mestre, mentre a Muggia la "Fameia muiesana" conserva il tornio di bordo, ben ripulito. Una piccola sezione di scafo è presso il Circolo Marconi di Sidney ed ancora singoli piccoli pezzi sono sparsi in altre località.

 

Certamente non molti forse oggi hanno presente l'importanza dell'ELETTRA nella storia navale, ma questa nave laboratorio ha consentito a Guglielmo Marconi di rivoluzionare l'"andar per mare". Il 12 dicembre 1901 il telegrafo senza fili di Marconi collegava la sponda europea con quella americana dell'Atlantico, superando la "montagna d'acqua" di 250 kilometri costituita dall'Oceano nonchè la curvatura del globo. Nel 1912 il naufragio del TITANIC impose agli occhi del mondo la straordinaria utilità della sua invenzione; solo grazie alla radio infatti i 706 superstiti della tragedia poterono essere soccorsi in tempo e salvati. Da quel momento l'SOS ne ha fatta di strada, garantendo sicurezza in mare in ogni punto della terra.

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Qualche notizia supplementare sul servizio bellico dell'ELETTRA.

 

Nella I G.M. ROVENSKA, sotto bandiera britannica dal 1910, prop. dal 1914 G. Pratt, 693 tons Thames measurement e 625 tons gross, serve per l'Ammiragliato (come "hired yacht") dal 14 aprile 1915 al 30 marzo 1919, pendant no. 071, armamento 2x12 pdr.

 

Nella II G.M. catturato dai tedeschi a Trieste il 9 settembre 1943. In servizio come G 107 nella 1.Geleitflottille (flottiglia navi scorta) della 11.Sicherungsflottille (flottiglia di protezione). Salpa il 28.12.1943.

 

Le altre unità della flottiglia erano: G 101 NAZARIO SAURO, piroscafetto passeggeri di 109 tsl del 1898, ex SAN GIUSTO, requisito dalla Marina come F.102 poi R.233, catturato dai tedeschi a Trieste il 9 settembre 1943, affondato a Zara da bombe di aerei insieme all'ELETTRA (22 gennaio 1944); G 102 JADERA, piroscafetto da 281 tsl del 1928, requisito dalla Marina come F.88, cattura tedesca sett. 1943; G 103 GRADO, piroscafetto ex austro-ungarico, 176 tsl del 1914, catturato dagli italiani nel maggio 1915 a Porto Nogaro, requisito dalla Regia Marina nel 1940, cattura tedesca sett. 1943; G 104 SALVORE, piroscafetto ex austro-ungarico di costruzione britannica, 167 tsl del 1911, ex LAMPO (fino al 1913), catturato dagli italiani nel 1915, utilizzato come rimorchiatore fino al 1920 poi torna al servizio passeggeri, nel maggio 1940 requisito dalla Regia Marina come F.83 (pilotaggio foraneo) e dall'aprile 1943 come AS.134, catturato dai tedeschi il 9 settembre a Venezia; G 105 la motozattera tedesca F 149, in servizio nel novembre 1941 con la 2. Landungsflottille (flottiglia mezzi da sbarco), incagliata il 23.7.1943 nello Stretto di Messina, poi recuperata e rimessa in servizio il 9.10.1943 con la 10. Landungsflottille nell'Adriatico; G 106 SAN GIORGIO, piroscafo di 360 tsl del 1914 ex austro-ungarico, catturato nel 1915 a Porto Nogaro, utilizzato dal 1917 come trasporto truppe come SAN GIORGIO II, nel 1920 torna al servizio passeggeri e al nome originario, requisito nel maggio 1940 come posamine ausiliario con la sigla F.95, catturato dai tedeschi a Venezia il 9 settembre 1943.

 

Successivamente l'ELETTRA cambia sigla e impiego: diviene NA 4, nell'ambito del Nord-Adria Hafenschutzgruppe (gruppo di difesa costiera dell'Adriatico sett.). NA 1 non è identificato; NA 2 è JADERA ex G 102; NA 3 è NATALIE GRADOR (dal 1.11.1943), probabilmente un motoveliero.

 

Fonti: F.J. Dittmar e J.J. Colledge, "British Warships 1914-1919", Ian Allan, 1972;

Erich Groener, "Die deutschen Kriegsschiffe 1815-1945" vol. 8/2, Bernard & Graefe Verlag, 1993

Modificato da de domenico
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  • 2 weeks later...

da base artica, marco

ho appena visto durante giretto in italia, visto un bellissimo modello in 1:50 al museo navale di chiavari "andreatta tommasino" + tanta altra roba di marconi.

http://www.modellismo-navale.it/MONOGRAFIE..._A.html#elettra

http://www.modellismo-navale.it/MONOGRAFIE...seo_T_A_it.html con piani da scaricare. :s02:

saluti marco

Modificato da bussolino
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