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Il Mare Nelle Poesie Italiane


Febea

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Allora???? Stiamo aspettando.... :s03:

 

...fossi matta....

Comunque può trovare il predetto componimento a pag. 27 di "l'Arcitaliano e tutte le altre poesie", Vallecchi, 1963,

che mi risulta presente alla Biblioteca Com. Labronica (strano...ho capito , meglio, ho avuto la vaga intuizione, che Lei sia di Livorno da un breve commento al paesaggio retrostante a non ricordo quale unità , recentemente postato....)

sia , per forse maggiore comodità, alla Biblioteca di Recco (non so perché, ma risulta esserci), sia alla Bibl. Universitaria di Genova.

 

veda Lei se il caso merita....altrimenti, le mando per mail le scansioni :s10:

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Incidentalmente rammenterei anche la splendida descrizione di Livorno, e della Venezia in particolare, che il Malaparte propone in Maledetti toscani.

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Da L'amore di Giuseppe Ungaretti.

 

Canto

1932

 

 

Rivedo la tua bocca lenta

(Il mare le va incontro delle notti)

E la cavalla delle reni

In agonia caderti

Nelle mie braccia che cantavano

E riportarti un sonno

Al colorito e a nuove morti.

 

E la crudele solitudine

Che in sè ciascuno scopre, se ama,

Ora tomba infinita,

Da te mi divide per sempre.

 

Cara, lontana come in uno specchio...

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  • 2 weeks later...

Da L'amorosa spina (1920) di Umberto Saba.

 

7

Come ho goduto tra la veglia e il sonno

questa mattina!

Uomo ero ancora, ed ero la marina

libera ed infinita.

 

Con le calme dorate e gli orizzonti

lontani il mare.

Nel fondo ove non occhio può arrivare,

e non può lo scandaglio,

 

una pietruzza per me, una cosina

da nulla aveva

Per lei sola fremeva ed arrideva

l'azzurra immensità.

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  • 2 weeks later...

Gaspara Stampa, Rime d'Amor.

 

Piccola scelta di versi dedicati dalla giovane Anasilla, come amava firmarsi in quel periodo, ad un suo importante amore.

 

 

XII

Deh, perché così tardo gli occhi apersi

nel divin, non umano amato volto,

ond'io scorgo, mirando, impresso e scolto

un mar d'alti miracoli e diversi?

Non avrei, lassa, gli occhi indarno aspersi

d'inutil pianto in questo viver stolto,

né l'alma avria, com'ha, poco né molto

di Fortuna o d'Amore onde dolersi.

E sarei forse di sì chiaro grido,

che, mercé de lo stil, ch'indi m'è dato,

risoneria fors'Adria oggi, e 'l suo lido.

Ond'io sol piango il mio tempo passato,

mirando altrove; e forse anche mi fido

di far in parte il foco mio lodato.

 

XIII

Chi darà penne d'aquila o colomba

al mio stil basso, sì ch'ei prenda il volo

da l'Indo al Mauro e d'uno in altro polo,

ove arrivar non può saetta o fromba?

e, quasi chiara e risonante tromba,

la bellezza, il valor, al mondo solo,

di quel bel viso, ch'io sospiro e còlo,

descriva sì, che l'opra non soccomba?

Ma, poi che ciò m'è tolto, ed io poggiare

per me stessa non posso ove conviene,

sì che l'opra e lo stil vadan di pare,

l'udranno sol queste felici arene,

questo d'Adria beato e chiaro mare,

porto de' miei diletti e di mie pene.

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  • 1 year later...

A me, francamente, non piace molto: è troppo, come dire...architettata e studiata. Ma che parli essenzialmente di mare, è indubbio.

 

 

Questo odore marino

che mi rammenta tanto

i tuoi capelli, al primo

chiareggiato mattino.

Negli occhi ho il sole fresco

del primo mattino. Il sale

del mare....

Insieme,

come fumo d'un vino,

ci inebriava, questo

odore marino.

Sul petto ho ancora il sale

d'ostrica del primo mattino.

 

 

 

Giorgio Caproni

Ballo a Fontanigorda

1935

 

EDIT. Accoppiata per amanti della tavola...

http://www.youtube.com/watch?v=nEE_xWrAjuM

Modificato da malaparte
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  • 1 month later...

Dedicato a chi ha problemi.... Per la cronaca, il buon Giovanni Petrarca riuscì a superare la crisi, tant' è vero che morì alla bella (/per l'epoca) età di ben (per l'epoca) settanta anni! Evidentemente, bene o male il porto era riuscito a trovarlo. :wink:

 

 

 

Passa la nave mia colma d'oblio

per aspro mare, a mezza notte il verno,

infra Scilla e Cariddi; et al governo

siede il signore, anzi ‘l nimico mio;

 

a ciascun remo un penser pronto e rio

che la tempesta e ‘l fin par ch’abbi a scherno;

la vela rompe un vento umido, eterno

di sospir, di speranze e di desio;

 

pioggia di lagrimar, nebbia di sdegni

bagna e rallenta le già stanche sarte

che son d’error con ignoranzia attorto.

 

Celansi i duo mei dolci usati segni;

morta fra l’onde è la ragione e l’arte,

tal ch’i ‘ncomincio a desperar del porto.

 

 

EDIT: dimenticavo: pregherei cortesemente di non approfittarne per postare la conseguente e similare poesia di Carducci, che trovo orrenda. Ma naturalmente, ognuno è libero di apprezzare o meno. C'è la possibilità di postarla con allegato un fischio di avvertimento??? Qua serve l' esperta nel campo, Roberta Ammiraglia....

Modificato da malaparte
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  • 1 year later...

Non è un poesia italiana...ma...è una buona occasione per leggerla

 

 

Oh! Capitano, mio Capitano, il tremendo viaggio è compiuto,
La nostra nave ha resistito ogni tempesta: abbiamo conseguito il premio desiderato.

Il porto è prossimo; odo le campane, il popolo tutto esulta.
Mentre gli occhi seguono la salda carena,
la nave austera e ardita.

Ma o cuore, cuore, cuore,
O stillanti gocce rosse
Dove sul ponte giace il mio Capitano.
Caduto freddo e morto.

O Capitano, mio Capitano, levati e ascolta le campane.
Levati, per te la bandiera sventola, squilla per te la tromba;
Per te mazzi e corone e nastri; per te le sponde si affollano;
Te acclamano le folle ondeggianti, volgendo i cupidi volti.

Qui Capitano, caro padre,
Questo mio braccio sotto la tua testa;
È un sogno che qui sopra il ponte
Tu giaccia freddo e morto.

Il mio Capitano tace: le sue labbra sono pallide e serrate;
Il mio padre non sente il mio braccio,
Non ha polso, né volontà;
La nave è ancorata sicura e ferma ed il ciclo del viaggio è compiuto.
Dal tremendo viaggio la nave vincitrice arriva col compito esaurito,

Esultino le sponde e suonino le campane!
Ma io con passo dolorante
Passeggio sul ponte, ove giace il mio Capitano caduto freddo e morto.

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io stamani pensando a quanto ci ha dato ho realizzato che in tutti i suoi film, che ci facevano ridere e deliziare, impersonava un uomo con drammi pesanti.

Mrs Doubtfinre=un uomo che perde i figli

Goodmorning Vietnam= un uomo di fronte al dramma della guerra

Patch Adams= qui mi astengo

L'attimo fuggente= la piccolezza della borghesia che aveva davanti

 

forse l'unico film dove non era un uomo triste era:

Mork-e-Mindy-serie-tv-completa_8705_1.jp

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Sì, ma non confondiano gli attori con i personaggi che hanno interpretato: era il loro lavoro. Solita terrificante santificazione mass-mediatica...(non sto parlando di qui, ma ciò che succede sui media)

Ho iniziialmente riportato le parole di "Capitano mio capitano" perchè poesia famosa, della quale di norma si sa solo il titolo....

E il fatto che si tratti in realtà di capitano (o Comandante...non ha molta importanza) morto, e sul quale l'attendente ) o marinaio o quel che è), piange, magari può dare una diversa chiave di interpretazione del FILM (perché si tratta di FILM)

Bene, ora cerco qualche poesia sul mare nelkla poesia ancora non compresa qui, per allontanarci dal tema (che sennò dico anche quel che penso di Alberto Sordi come "personaggio"...Zitta lì!!!.)

Modificato da malaparte
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Boh...a quel che ho capito da quanto scrivi, Zelda è quindi anche il nome di un personaggio da video game; ma credo che sia e fosse abbstanza diffuso nel mondo statunitense. Penso per esempio alla "leggendaria" Zelda, moglie dello scrittore Francis Scott Fitzgerald.

 

Dedico questo passo del padre Dante agli arsenalotti e alle nostre due guide autorizzate per l'Arsenale. Siamo all'inizio del canto XXI dell'Inferno (V bolgia, VIII° cerchio - non me lo ricordo a memoria, sono andata a cercarlo...- ), e guardando giù dal ponte che sta attraversando vede un buio simile alla pece che ribolle nell'Arsenale, quando in inverno si riparano le navi. Notare il lessico specifico. Ah! Dimenticavo! E' la boglia dei barattieri, cioè di quelli che hanno usato le cariche pubbliche per arricchirsi....

 

 

 

Quale ne l'arzanà de' Viniziani
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,

ché navicar non ponno — in quella vece
chi fa suo legno novo e chi ristoppa
le coste a quel che più vïaggi fece;

chi ribatte da proda e chi da poppa;
altri fa remi e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa — :

tal, non per foco ma per divin' arte,
bollia là giuso una pegola spessa,
che 'nviscava la ripa d'ogne parte.

Modificato da malaparte
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Quale ne l'arzanà de' Viniziani

bolle l'inverno la tenace pece

a rimpalmare i legni lor non sani,

ché navicar non ponno — in quella vece

chi fa suo legno novo e chi ristoppa

le coste a quel che più vïaggi fece;

chi ribatte da proda e chi da poppa;

altri fa remi e altri volge sarte;

chi terzeruolo e artimon rintoppa — :

tal, non per foco ma per divin' arte,

bollia là giuso una pegola spessa,

che 'nviscava la ripa d'ogne parte.

 

la prima parte è incisa nel marmo proprio all'ingresso dell'Arsenale

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  • 6 years later...

Sempre per la serie " Ritrovare e selezionare cartacce", ho ritrovato un testo assai pregevole. Ai tempi direi di terza media- inizio ginnasio, per alcuni anni mi dilettai a trascrivere e conservare in un quaderno ad anelli le poesie che consideravo più meritevoli. Roba seria, vedo: Garcia Lorca, Matej Bor, Catullo, Thomas Edward Lawrence, roba così. Ma anche (il che mi rassicura sul mio stato mentale dell'epoca adolescenziale) di Giovanni Visconti Venosta, LA PARTENZA DEL CROCIATO ( ovvero IL PRODE ANSELMO) , che in qualche modo, trattandosi di crociate, ha   a che fare con le navigazioni mediterranee:

 
 
 
 

La partenza del crociato

Ingrandisci carattere Riduci carattere
 
 
 
J
 
 

 
"Passa un giorno, passa l'altro
Mai non torna il prode Anselmo,
Perché egli era molto scaltro
4Andò in guerra e mise l'elmo..."

Mise l'elmo sulla testa
Per non farsi troppo mal
E partì la lancia in resta
8A cavallo d'un caval.

La sua bella che abbracciollo
Gli diè un bacio e disse: Va!
E poneagli ad armacollo
12La fiaschetta del mistrà.

Poi, donatogli un anello
Sacro pegno di sua fé,
Gli metteva nel fardello
16Fin le pezze per i piè.

Fu alle nove di mattina
Che l'Anselmo uscia bel, bel,
Per andare in Palestina
20A conquidere l'Avel.

Né per vie ferrate andava
Come in oggi col vapor,
A quei tempi si ferrava
24Non la via ma il viaggiator.

La cravatta in fer battuto
E in ottone avea il gilè,
Ei viaggiava, è ver, seduto
28Ma il cavallo andava a piè.

Da quel dì non fe' che andare,
Andar sempre, andare andar...
Quando a piè d'un casolare
32Vide un lago, ed era il mar!

Sospettollo... e impensierito
Saviamente si fermò.
Poi chinossi, e con un dito
36A buon conto l'assaggiò.

Come fu sul bastimento,
Ben gli venne il mal di mar,
Ma l'Anselmo in un momento
40Mise fuori il desinar.


La città di Costantino
Nello scorgerlo tremò
Brandir volle il bicchierino
44Ma il Corano lo vietò.

Il sultano in tal frangente
mandò il palo ad aguzzar,
ma l'Anselmo previdente
fin le braghe avea d'acciar

Pipe, sciabole, tappeti,
Mezze lune, jatagan,
Odalische, minareti,
48Già imballati avea il Sultan.

Quando presso ai Salamini
Sete ria incominciò,
E l'Anselmo coi più fini
52Prese l'elmo, e a bere andò.

Ma nell'elmo, il crederete?
C'era in fondo un forellin
E in tre dì morì di sete
56Senza accorgersi il tapin.

Passa un giorno, passa l'altro,
Mai non torna il guerrier
Perch'egli era molto scaltro
60Andò in guerra col cimier.

Col cimiero sulla testa.
Ma sul fondo non guardò
E così gli avvenne questa
Che mai più non ritornò.

E
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